Venceslao, Praga, Wickhatt, 1725

 ATTO SECONDO
 
 SCENA I
 
 ERNANDO ed ERENICE
 
 ERENICE
 Eh, che tu scherzi.
 ERNANDO
                                    Il giuro.
 ERENICE
                                                     Ed io nol credo.
 Non è capace Ernando
 d’esser rivale al suo signore, amarmi
 e tradir l’amistà. Tant’è, dar fede
385deggio, più che al suo labbro, al suo gran core.
 Forché di gloria, egli non sente amore.
 ERNANDO
 Non sento amor? T’amo Erenice, io t’amo
 ma da amico e da forte.
 Senza desio, senza speranza t’amo.
 ERENICE
390E m’ami. alfin vuoi dirmi,
 ma col cor d’Alessandro, il mio tesoro.
 ERNANDO
 Sì sì, t’amo col suo, col mio t’adoro.
 ERENICE
 Non ti do fede.
 ERNANDO
                              L’accorda,
 se non alle mie voci, al tuo sembiante.
 ERENICE
395Vanne, ti credo amico e non amante.
 ERNANDO
 
    Parto amante ed in un parto amico,
 che non nuoce un amor pudico
 al bel fregio di vera amistade.
 
    Saria colpa del mio fido amore
400il non dirti le pene che il core
 prova ognor per tua vaga beltade.
 
 SCENA II
 
 CASIMIRO e detta
 
 CASIMIRO
 Felice incontro. Arresta,
 bella Erenice, il piede.
 Quel che ti vedi inante
405non è più Casimiro,
 quell’importuno e quel lascivo amante.
 Egli è il prence, è l’erede
 del polonico scettro,
 or tuo amante pudico e che destina
410te al suo regno e al suo amor moglie e regina.
 ERENICE
 Come? Tu, Casimiro,
 chiedi in moglie Erenice, il vile oggetto
 dell’impuro tuo affetto?
 CASIMIRO
 Sì, principessa. A quella fiamma, ond’arsi,
415purgai quanto d’impuro avea nell’alma.
 ERENICE
 Vane lusinghe. Io veggo
 ancora in te quell’amator lascivo,
 dell’onor mio nemico,
 non per virtù ma per furor pudico.
 CASIMIRO
420Se errai, fu giovanezza e non disprezzo.
 ERENICE
 E s’io t’odio, è ragione e non vendetta.
 CASIMIRO
 Cancella il pentimento ogni gran colpa.
 ERENICE
 Macchia d’onor non mai si terge e spesso
 insidia è il pentimento.
 CASIMIRO
425Sarai mia sposa.
 ERENICE
                                 Io, Casimiro?
 CASIMIRO
                                                            E meco
 tu regnerai felice.
 ERENICE
 Non troverai Lucinda in Erenice.
 
    Non credo a quel core
 che sempre ingannò.
 
430   Ad altro sembiante
 rivolgi il tuo amore.
 D’un facile amante
 fidarmi non so.
 
 SCENA III
 
 CASIMIRO e poi un servo
 
 CASIMIRO
 Mie deluse speranze,
435non andrete impunite
 d’un tal rifiuto. Un foglio?
 Leggiam che arreca. «Prence,
 nella vicina notte
 stringerà il tuo rival sposa Erenice».
440Oh ciel! Che leggo! Oh stelle!
 Sposa Erenice? Oh dei!
 E ciò fia ver; sì, troppo
 vero sarà. Chi le soscrive? Ismene.
 Errar costei non può. Tutto l’ingrata
445apre ad essa il suo cor. Ah cruda! È tempo,
 è tempo, sì, di vendicarsi. Iniqua!
 Ingratissima donna!
 Ma nel rival superbo
 ti punirò. Già troppo
450frenai finor lo sdegno
 e l’amor rispettai; morrà l’indegno.
 
 SCENA IV
 
 VENCESLAO con seguito, LUCINDA e CASIMIRO
 
 VENCESLAO
 Impacienza e sdegno
 ben qui ti trasse frettolozo.
 LUCINDA
                                                   Sono
 anche i più brevi indugi,
455a chi cerca vendetta, ore di pena.
 VENCESLAO
 Stranier, cadente è il sole e meglio fora
 sospender l’ire al dì venturo e l’armi.
 LUCINDA
 Giudice e re tu stesso
 l’ora assegnasti e ’l campo; ed or paventi?
460Ah non far che prevalga
 la natura a la legge
 e a dover di monarca amor di padre.
 VENCESLAO
 Pugnisi pur; non temo.
 È dal mio core la viltà sbandita;
465e se pur temo, io temo
 l’innocenza del figlio e non la vita.
 CASIMIRO
 E vita ed innocenza
 affidata al mio braccio è già sicura.
 LUCINDA
 Impotente è l’ardire in alma impura.
470O tu, che ancor non veggio
 qual ti deggia chiamar, nemico o amico,
 possibil fia che espor tu voglia al fiero
 sanguinoso cimento e fama e vita?
 E ingiusto sosterrai la tua mentita?
475Dimmi, di’, Casimiro, (Casimiro sta pensoso)
 tu non vergasti il foglio? Ignoto il volto
 t’è di Lucinda e il nome?
 Fede non le giurasti?
 Sposa non l’abbracciasti? E dir tu ’l puoi?
480Tu sostener? Scuotiti alfin, ritorni
 la perduta ragion. Già per mia bocca
 l’amorosa Lucinda ora ti dice:
 
    Cara parte di quest’alma,
 torna, torna ad abbracciarmi,
485sposo amato, deh vieni...
 
 CASIMIRO
 
                                                All’armi, all’armi. (Rispingendola furioso impugna la spada)
 
 LUCINDA
 
    Traditore, più che amore
 brami piaghe e vuoi svenarmi?
 Né ’l rimorso tu senti?
 
 CASIMIRO
 
                                            All’armi, all’armi.
 
 LUCINDA
 Dunque all’armi, spergiuro.
490Sieguasi il tuo furor.
 CASIMIRO
                                        Se’ tu quel forte
 campion che a darmi morte
 sin dal ciel lituan teco traesti?
 LUCINDA
 Io quegli sono. Stringi
 crudel il ferro e temi,
495più del tuo sangue, le mie piaghe e sia
 il tuo rischio maggior la morte mia...
 Ma che dissi mia morte?
 La tua, la tua vogl’io. Perfido, all’armi.
 Ben saprà questo acciaro
500a quel core infedel farsi la strada.
 CASIMIRO
 Io voglierò contro costei la spada? (Attonito vuol partire)
 LUCINDA
 No no, da questo campo ad armi asciutte
 non uscirem.
 CASIMIRO
                           (Corre all’occaso il sole
 e in braccio ad Erenice Ernando è atteso). (Fra sé)
 LUCINDA
505Che fai? Che miri? Omai
 o ti diffendi o ti traffigo inerme.
 CASIMIRO
 Pugnisi al nuovo giorno.
 LUCINDA
 No no, pugna or volesti e pugna or voglio.
 Tu dei cadervi od io.
 CASIMIRO
510Tolgasi quest’inciampo all’amor mio. (Furibondo l’assalta e le gitta di mano la spada)
 Sei vinto ed è il tuo torto
 chiaro agli occhi del padre, a quei del mondo.
 LUCINDA
 Hai vinto, o vile. Aggiungi alla tua gloria
 l’aver vibrato in sen di donna il ferro,
515l’averla vinta. Resta
 la morte sua. Che badi?
 CASIMIRO
 Tu donna?
 LUCINDA
                       Ancor t’infingi? Or via, mi svena.
 Questo de’ tuoi delitti
 sarà il minor, l’aver Lucinda uccisa,
520doppo averla tradita;
 e sia poca fierezza,
 doppo tolto l’onor, torle la vita.
 CASIMIRO
 Taci Lucinda.
 LUCINDA
                            Che tacer? Sia noto...
 CASIMIRO
 Padre, già ’l dissi, un mentitor è desso,
525mentì già ’l grado ed or mentisce il sesso.
 Questa non è Lucinda. In tali spoglie
 non si ascondon reine.
 No, Lucinda non sei. Confuso e vinto,
 pien di scorno e di duolo
530rimanti. (Il padre viene, a lui m’involo). (Parte)
 
 SCENA V
 
 VENCESLAO, disceso nello steccato, e LUCINDA
 
 VENCESLAO
 (Fugge la mia presenza
 il colpevole figlio).
 Col tacermi il tuo grado e la tua sorte
 mi offendesti, o reina.
 LUCINDA
535A che scuoprirla, o sire,
 quando dovrei sino a me stessa ignota,
 nel più proffondo orrore,
 seppelir la mia pena e ’l mio rossore?
 VENCESLAO
 Il poter di monarca,
540l’autorità di padre
 sul cor del figlio a tuo favore impegno.
 Nella ragion confida,
 nell’amor nostro e rasserena il ciglio.
 Sarà tuo sposo o non sarà mio figlio.
 
545   Tornerà fedele amante
 l’incostante figlio ingrato.
 
    Egli è impegno d’un regnante
 ridonarlo al volto amato.
 
 SCENA VI
 
 LUCINDA sola
 
 LUCINDA
 Lusinghiamoci ancora
550né disperiam, teneri affetti. L’alma
 del tuo piacer riempi,
 speranza adulatrice,
 e vieni il dolor mio
 di letargo a cuoprir, se non d’oblio.
 
555   Più fedele e più amoroso
 il mio sposo abbraccierò.
 
    Ei dirà: «Mia cara vita,
 ti ho tradita, or ti amerò».
 
 SCENA VII
 
 Stanze di Casimiro con tavolino, illuminate di notte.
 
 VENCESLAO in veste di camera
 
 VENCESLAO
 Come, non è qui ’l prence? A me si chiami,
560e Ernando pure. Oh numi!
 Orribil vista, o sogno spaventoso!
 Quai fantasmi, quai larve in cor di padre,
 in cor di re sveglian timore? Ah! Troppo
 oggi fiero lo sento
565del mio coraggio in onta e con spavento.
 Sognai nel sangue intrisi
 or Casimiro ed or pareami Ernando.
 Nel sogno inorridii; mi desto e scendo
 d’essi a chieder, temendo
570qualche lor rischio il core anche vegliando.
 
 SCENA VIII
 
 CASIMIRO e detto
 
 CASIMIRO
 Veggo pure il tuo sangue,
 detestato rival.
 VENCESLAO
                              Figlio... Sparrite (Alzandosi allegro)
 torbide larve... Figlio.
 CASIMIRO
                                          Padre...
 VENCESLAO
                                                           Vieni...
 Che acciaro è quel? Che sangue
575ne stilla ancor? Qual colpo
 mediti?
 CASIMIRO
                  Ahimè!
 VENCESLAO
                                   O qual facesti?
 CASIMIRO
                                                                O stelle!
 VENCESLAO
 Che orror, che turbamento
 ti sparge il volto?
 CASIMIRO
                                  Ah! Che dirò?
 VENCESLAO
                                                              Rispondi.
 CASIMIRO
 Signor...
 VENCESLAO
                   Parla.
 CASIMIRO
                                Poc’anzi...
580andai... Venni... L’amore...
 Perché lo sdegno... Una ne l’altra...
 VENCESLAO
                                                                Siegui.
 CASIMIRO
 Mancan le voci, attonito rispondo.
 Nulla, o padre, dir posso e mi confondo.
 VENCESLAO
 Gran timido è un gran reo.
585Errasti, o figlio, e gravemente errasti.
 Ragion mi rendi, ah! di quel sangue.
 CASIMIRO
                                                                     Questo,
 preppara pur contro il mio sen, preppara
 le più atroci vendette,
 questo, il dirò? del mio rivale è sangue.
590Sangue è di Ernando.
 VENCESLAO
                                          Oh dei!
 Ernando è morto?
 CASIMIRO
                                    Ed io,
 io ne fui l’omicida.
 VENCESLAO
 Perfido! Ernando è morto?
 CASIMIRO
                                                    E ragion n’ebbi.
 VENCESLAO
 Di svenarmi in quel cor
595ragion avesti? Barbaro, spietato,
 tu pur morrai. Vendicherò...
 
 SCENA IX
 
 ERNANDO e detti
 
 ERNANDO
                                                      A’ tuoi cenni
 qui pronto...
 VENCESLAO
                          Ernando vive? Ernando, amico!
 CASIMIRO
 Vive il rival? (Voi m’ingannaste, o lumi,
 o tu man mi tradisti?)
 VENCESLAO
600Ma nol dicesti, o figlio,
 poc’anzi estinto?
 CASIMIRO
                                  Io son confuso.
 VENCESLAO
                                                               Ah, duce,
 io moria per dolor della tua morte.
 ERNANDO
 Io morto? Ho vita, ho spirto
 e per versarlo in tuo servigio, o sire,
605così Ernando, così dee sol morire.
 VENCESLAO
 So la tua fede.
 CASIMIRO
                             (Oh ferro!
 In qual seno t’immersi?
 Qual misero svenai! Cieli perversi!)
 
 SCENA X
 
 ERENICE e li sudetti
 
 ERENICE
 Signor, che il tuo potere
610fra giustizia e pietà libri egualmente,
 principessa dolente,
 ecco al tuo piè ad implorar vendetta.
 Ah! Rendi, o sire, al mondo
 a pro del giusto ed a terror dell’empio
615di virtù, di fortezza un raro esempio.
 VENCESLAO
 Sorgi, Erenice, e la vendetta attendi
 che il tuo dolor mi chiede.
 ERENICE
 Già sai ch’ambo i tuoi figli
 per me avvampar; ma ’l foco
620fu senso in Casimiro,
 fu virtù in Alessandro. Odiai l’impuro.
 CASIMIRO
 (Mio rivale il germano?)
 ERENICE
                                                In questa notte
 stringer doveasi l’imeneo segreto
 per tema del rival, non per tua offesa.
625L’ora vicina e d’ombre
 sparso era il ciel, quand’egli
 ne’ tetti miei, sulle mie soglie e quasi
 sugli occhi... ahimè... traffitto...
 VENCESLAO
 Come? Morto Alessandro?
 ERNANDO
630Misero prence!
 CASIMIRO
                               (Oh! Cieco
 furor, dove m’hai tratto?) Io fratricida?
 ERENICE
 Sì, morto è l’infelice e, tosto ch’io
 ti miri vendicata,
 verrò teco agli Elisi, ombra adorata.
 VENCESLAO
635S’aggita al tribunal della vendetta
 la mia, non la tua causa.
 Erenice, ov’è il reo?
 ERENICE
                                       Quando tu ’l sappia,
 avrai cor da punirlo?
 VENCESLAO
 Sia qual si vuol, pronta è la scure. Data
640ho già l’inesorabile sentenza.
 Giustizia è l’ira ed il rigor clemenza.
 ERENICE
 Non tel dica Erenice, il cor tel dica,
 tel dica il guardo. Hai l’uccisor presente.
 Quell’orror, quel pallore, (Additando Casimiro che sta confuso)
645quegli occhi a terra fissi,
 il silenzio del labbro e più di tutto
 quel ferro ancor fumante
 della stragge fraterna a te già grida
 che un figlio del tuo figlio è l’omicida.
 VENCESLAO
650(Già cedo al nuovo affanno).
 CASIMIRO
                                                      (Oh destra! Oh ferro!)
 ERNANDO
 Miserabile padre!
 ERENICE
                                    Ei fece un colpo
 degno di lui. Vendetta, o re, vendetta.
 VENCESLAO
 Parla, le tue discolpe
 giudice attendo.
 CASIMIRO
                                 Il ciel volesse, o sire,
655che del misfatto enorme,
 come n’è il cor, fosse innocente il braccio.
 Son reo; son fratricida,
 non ho discolpe, il mio supplizio è giusto.
 Io stesso mi condanno, io stesso abborro
660questa vita infelice,
 dal mio re condannata e da Erenice.
 VENCESLAO
 Va’, principessa, ed a me lascia il peso
 della comun vendetta.
 ERENICE
 Destra real, ti baccio
665e ’l misero amor mio da te l’aspetta.
 
    Ricordati che padre
 tu sei ma tutto amor
 del figlio esangue.
 
    Contenta allor morrò
670che il ferro apporterò
 del barbaro uccisor
 tinto nel sangue.
 
 SCENA XI
 
 VENCESLAO, CASIMIRO ed ERNANDO
 
 VENCESLAO
 Reo convinto, la spada
 deponi, o Casimiro. Olà.
 CASIMIRO
                                               La spada?
 VENCESLAO
675La spada, sì.
 CASIMIRO
                          Eccola, o re. Già ’l core
 dispongo a soffrir mali più attroci.
 ERNANDO
 (Qual raggio a noi voglieste, astri feroci?)
 VENCESLAO
 Olà, nella vicina torre
 sia custodito il prence.
680Tu colà attendi il tuo destino.
 CASIMIRO
                                                       Offeso
 or che deggio lasciarti,
 già sento in me la sua fierezza.
 VENCESLAO
                                                          Parti.
 CASIMIRO
 
    Parto, o re, non osa il labbro
 dirti: «Addio, mio genitor»,
 
685   perché troppo il dolce nome
 fa più grave il mio delitto
 e più grande il tuo dolor.
 
 SCENA XII
 
 VENCESLAO ed ERNANDO, poi LUCINDA
 
 VENCESLAO
 Non son più padre, Ernando. Un colpo solo
 mi privò di due figli.
 ERNANDO
690Casimiro ancor vive.
 VENCESLAO
 Chi è vicino a morir, già quasi è morto.
 ERNANDO
 Un padre re può ben salvare un figlio.
 VENCESLAO
 Se ’l danna il re, non può salvarlo il padre.
 ERNANDO
 Dunque il prence condanni?
 VENCESLAO
                                                      Io nol condanno.
695Il sangue del frattel vuol il suo sangue.
 ERNANDO
 È tuo figlio.
 VENCESLAO
                         Ma reo.
 ERNANDO
                                          Natura offendi,
 se vibri il colpo.
 VENCESLAO
                                E se nol vibro, il cielo.
 Morirà Casimiro.
 LUCINDA
                                   (Oh dio! Purtroppo
 il suo periglio è certo).
 VENCESLAO
700(Lungi, o teneri affetti).
 Tu va’ mio nunzio a lui, digli che forte
 nel dì venturo ei si disponga a morte.
 LUCINDA
 Nel dì venturo a morte?
 Perdona, o re. Di Casimiro il capo
705con l’amor mio dalle tue leggi esento.
 È re di Lituania e come tale
 non dee ad altro regnante esser soggetto.
 VENCESLAO
 Regina, in far la colpa
 Casimiro non re, suddito egli era.
710Tal lo condanno.
 LUCINDA
                                 (Ah misera Lucinda!
 Muore il tuo sposo e ’l tuo rossor pur vive).
 Così mi sposi al figlio?
 Così l’onor mi rendi? È questa, o sire,
 di regnante la fede?
 VENCESLAO
715(Della real promessa
 or mi sovien; ch’ella si adempia è giusto).
 Ma la giustizia offesa?... E la mia fede?
 Mora il reo figlio, mora.
 LUCINDA, ERNANDO
                                              Oh dei! Che pensa?
 VENCESLAO
 Ma s’ei muore, Lucinda
720vivrà disonorata
 per mia cagion. Ernando, la regina
 tu guida al prence e fa’ che sciolto resti
 dalle catene; io stesso
 dell’imeneo verrò pronubo a voi.
 LUCINDA
725Grazie, o signor; qual tu pietoso sei,
 ei meco ’l sia.
 VENCESLAO
                            Eh! Non temer, reina,
 sarai sua sposa e serberò la fede. (Parte)
 LUCINDA
 Lieta gode quest’alma e più non chiede.
 
    Sento brillarmi in sen
730un raggio di seren
 che lieto scherza.
 
    Nel mio fiero dolor
 men rigido il timor
 l’alma mi sferza.
 
 Fine dell’atto secondo